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Giorgio Caselli

 

L’educazione musicale, veicolo d’interculturalità

 Per ogni individuo, indipendentemente dall’etnia o dalla cultura di appartenenza, l’incontro iniziale con la musica avviene già in periodo prenatale: durante la vita intrauterina, il feto, è perfettamente in grado di reagire all’ascolto di sonorità più o meno gradevoli e, prima ancora, di percepire il battito del cuore materno. La prima esperienza di musica è, dunque, un ritmo, una pulsazione cadenzata più o meno regolarmente che l’individuo avverte e alla quale impara a reagire.

In una sede come questa, che si propone di dar credito ad un percorso di educazione musicale sensibilizzante all’interculturalità, riportare la descrizione di tale primordiale esperienza sonora ha un senso ben preciso. Essa consente di porre in luce le molteplici e insondate potenzialità della musica, evidenziando come anche essa possegga facoltà pertinenti all’interculturalità e possa dunque affiancarsi ad altre discipline nella ricerca e sperimentazione di innovative strategie in tal senso orientate.

La musica, infatti, intesa come linguaggio universalmente condiviso, può essere un sicuro veicolo di abbattimento delle barriere etnico-culturali. Al di là della sua capacità a suscitare emozioni, essa è in grado di creare contesti educativi idonei a realizzare una partecipazione unanime, libera dalle appartenenze culturali o dalle attitudini individuali  e dai prerequisiti in dotazione degli alunni.

Pur mantenendosi coerenti a tali principi e finalità, i recenti itinerari formativi proposti dal c.r.e.m.i. sostenuti da una matrice musicale e coordinati dall’animatore interculturale M° G. Caselli hanno subito una variazione di contenuto e questo per adeguarsi ai cambiamenti dei contesti socio-culturali.

La nuova direzione intrapresa risponde principalmente alle esigenze di una popolazione straniera insediata di seconda (talvolta di terza) generazione, che affianca all’interesse di far conoscere il contesto ambientale-culturale di provenienza, il desiderio di approfondire la conoscenza dei tratti fisico-ambientali e dell’identità culturale del luogo di nuova residenza.

Per questo, soprattutto laddove si è in presenza di gruppi di stranieri e autoctoni alquanto ben integrati tra loro, l’identità territoriale ha funto da collante delle attività proposte che l’hanno assunta come motivo conduttore.

Le schede che seguono si riferiscono ad esperienze laboratoriali realizzate recentemente in alcune scuole primarie di Fano in cui le finalità interculturali sono state raggiunte lavorando anche sull’identità territoriale. Le descrizioni, pur nella loro sinteticità, intendono fornire una testimonianza tangibile della ricchezza di implicazioni, di stimoli, di motivazioni che possono scaturire dall’inserimento di attività musico-espressive in interventi educativo-didattici di natura interculturale.

Progetti di Giorgio

 

Per l'espressioni artistica ed intercultura: Stefania Carboni