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3 settembre 2004, Aggiornamento intercultura

 

 si è voluto ritagliare questo spazio per approfondire il protocollo di accoglienza degli alunni stranieri considerando l’accoglienza come momento indispensabile per cercare di rimuovere quegli ostacoli che impediscono ai bambini e alle famiglie di altre culture di accedere ai servizi educativi per tutti.
Nella presentazione dei protocolli di accoglienza, come procedure non casuali e improvvisate ma mirate a specifiche situazioni, si è voluto puntare l’attenzione su quattro momenti fondamentali delle prassi di accoglienza:

  •       Il momento dell’iscrizione

  •       La costituzione della commissione di accoglienza

  •       L’osservazione del bambino da inserire

  •       L’inserimento

  •       Le fasi di apprendimento della nuova lingua

 I. L’ISCRIZIONE

 L’iscrizione è il primo passo del processo di accoglienza dell’alunno straniero e della sua famiglia.
In questa fase è utile:

  •  indicare un incaricato che affini progressivamente le abilità comunicative relazionali nell’interazione con i nuovi utenti

  • predisporre documenti e informazioni ma anche avvisi e moduli bilingui da consegnare ai genitori per facilitare la loro comprensione della nuova realtà scolastica

  • utilizzare i mediatori linguistici a disposizione nel territorio

  • stabilire sin dal primo contatto (inevitabilmente amministrativo) un incontro successivo di approfondimento con gli insegnanti, i genitori e l’alunno per l’accoglienza

II. LA COMMISSIONE D’ACCOGLIENZA

Il DPR 31/08/1999 n. 394 all’art. 45 “Iscrizione scolastica” attribuisce al collegio dei docenti numerosi compiti deliberativi e di proposta in merito all’inserimento nelle classi degli alunni stranieri.
La costituzione di tale commissione prevede:

  1. Osservazione, rilevazione delle competenze iniziali, documentazione

  2. Restituzione alle insegnanti di classe

  3. Monitoraggio dei progetti e raccordo

  4. Organizzazione di un laboratorio linguistico con testi e materiali didattici

  5. Stabilire i contatti con le altre scuole con i volontari o le associazioni di volontariato, con le istituzioni (servizi, case di accoglienza) che si occupano del bambino e della sua famiglia.

 III. L’OSSERVAZIONE

L’osservazione del bambino come rilevazione di comportamenti non linguistici, iconici e paralinguistici, non si conclude con il rilevamento delle informazioni e dei dati utili per la ricostruzione della biografia del bambino.
Essa considera:

  • la comunicazione corporea:

    • comportamenti prossemici (la distanza che il bambino pone tra sé e gli altri);

    • comportamenti cinesici (mimica e gestualità).

  •  la produzione espressiva non verbale:

    • uso del materiale;

    • orientamento spaziale;

    • ipotesi sulla lingua scritta e parlata (quali lingue il bambino parla, quali è in grado di scrivere, in che alfabeto, ecc.)

  • l’uso del materiale:

    • capacità logiche;

    • memoria;

    • unzioni di base (motivazione, emozione, apprendimento, linguaggio, ecc)

L’osservazione del bambino può avvenire in momenti strutturati o informali utilizzando il gioco libero, materiali strutturati, il disegno, la gestualità ecc.
E’ importante ricordare che molte manifestazioni del bambino hanno una forte connotazione culturale che l’osservatore deve essere in grado di riconoscere.

IV. L’INSERIMENTO

Nella fase d’inserimento i docenti prima di tutto favoriscono l’integrazione nella classe promuovendo:

1.       attività di piccolo gruppo, di apprendimento cooperativo, individuando all’interno del gruppo dei pari  1-2 tutor tra i bambini aventi determinate caratteristiche:

  • se possibile un compagno già inserito della stessa lingua madre o della stessa cultura;

  • un/a compagno/a italiano/a.

Inoltre:

2.       utilizzando tutte le risorse che la scuola mette a disposizione (animatori, mediatori, convezioni stipulate con enti locali e associazioni, ecc.)

3.       individuando modalità di semplificazione linguistica per ogni attività.

V. FASE DI APPRENDIMENTO DI UNA NUOVA LINGUA

L’insegnante, nella sua relazione con il bambino non italofono e nella sua programmazione, deve tener presenti delle fasi che caratterizzano l’apprendimento di una nuova lingua:

1.Fase del silenzio
I bambini (o gli adulti) usano il linguaggio non verbale per comunicare. A volte utilizzano alcune frasi per imitazione (anche corrette e copia esatta di ciò che hanno sentito). Le risposte non verbali sono a volte casuali.

2.Fase lessicale

Si denominano oggetti, azioni, persone senza rispettare le regole morfologiche.

3.Fase del linguaggio informale e dell’interlingua
Compare la capacità di chiedere e rispondere;
Uso di alcuni pronomi e verbi;
Vengono fatte ipotesi implicite delle regole e della lingua.

4.Fase della riflessione linguistica

Riflessione sulle strutture linguistiche (grammatica) possibile solo dopo una certa strutturazione del linguaggio da parte del bambino straniero.

N.B.: una raccolta di testi interculturali è disponibile presso il CREMI dei Servizi Educativi del Comune di Fano oppure su www.cremi.it