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ITALIANO L2 Appunti di viaggio (prima parte)

 

Apprendere e insegnare la comunicazione interculturale

      ESSERE  in una prospettiva interculturale non significa abbandonare i propri valori ma

-         conoscere gli altri,

-          tollerare le differenze almeno fino a quando non entrano nella sfera dell’immoralità che, secondo i nostri standard, non intendiamo accettare,

-          rispettare le differenze che non ci pongono problemi morali ma che rimandano solo alle diverse culture,

-         accettare il fatto che alcuni modelli culturali degli altri possono essere migliori dei nostri e, in questo caso,

-          mettere in discussione i modelli culturali con cui siamo cresciuti.

      L’ l’interculturalità  è un atteggiamento di fondo, che prende atto della ricchezza insita nella varietà, che non si propone l’omogenizzazione ma mira soltanto di permettere un’interazione il più piena e fluida possibile tra le diverse culture. 

Formare alla comunicazione (e, più in generale, ad un atteggiamento) interculturale significa formare:

ü       persone che consapevolmente scelgono quali modelli comunicativi e culturali accettare, tollerare, rifiutare nelle varie situazioni in cui si trovano ad operare

ü        operatori che sanno evitare i conflitti involontari dovuti alle differenze culturali

ü        protagonisti di un mondo che alle pulizie etniche sostituiscono la curiosità, il rispetto, l’interesse per soluzioni diverse da quelle proprie.  

 Uno strumento per l’osservazione culturale

Una “cultura” è l’insieme dei “modelli culturali” messi in atto da un popolo per rispondere a bisogni di “natura”: nutrirsi, procreare, proteggersi dal freddo, vivere in gruppo, ecc.
Poiché siamo cresciuti all’interno dei modelli della nostra cultura, ne siamo generalmente inconsapevoli: ci sembra ad esempio “naturale”, mentre è “culturale”, che ci sia un capofamiglia e non una capofamiglia, che non si debba picchiare chi ha idee diverse dalle nostre (ma sono passati pochi decenni dal fascismo, dagli anni di piombo... e negli stadi di calcio ci si picchia oggi per tifo, neppure per idee), che la gerarchia sia fatta in un certo modo, che nelle scuole e nelle università un docente faccia domande di cui sa già la risposta, e così via.
E’ quindi necessario saper osservare la propria cultura mentre si osserva quella altrui. Gli antropologi hanno individuato parametri e metodiche di osservazione sofisticatissimi; ma per i nostri fini è meglio ricorrere ad una nozione sociolinguistica più semplice ma più maneggevole, cioè quella di “ambito” situazionale.

 Il modello che proponiamo qui di seguito è basato su Balboni , a cui si rimanda per approfondimenti
 

DOMINIO 1: LE RELAZIONI SOCIALI

a)    Rapporto con uno straniero
b) Rapporto giovani / adulti
c) Rapporto con i superiori
d) Corteggiamento, relazione amorosa
e) Relazioni omosessuali
f) Uso di offrire sigarette, bevande, ecc.
g) Modo di riparare ad errori, scusarsi
eccetera

 

DOMINIO 2: L'ORGANIZZAZIONE SOCIALE

a) Sistema istituzionale ed elettorale
b) Sistema giudiziario
c) Sistema bancario e finanziario
d) L'industria
e) L'agricoltura
f) Il terziario
g) Le tele-comunicazioni
h) I trasporti
i) I mass media
j) La criminalità
k) La/e religione/i
eccetera

 

DOMINIO 3: LA CASA E LA FAMIGLIA

DOMINIO 4: LA CITTA'

a) Dimensione della famiglia
b) Ruoli nella famiglia
c) Rapporto genitori-figli
d) Autonomia dei figli da ragazzini, età dell’uscita da casa
e) Tipologia della casa
f) Tradizione e innovazione nelle case
g) Proprietà e affitto di abitazioni
h) Pulizia della casa
i) La casa di città
j) La casa di paese
k) La casa in campagna
l) Interesse della famiglia per la casa: pulizia, restauro, ecc.

 

) Rapporto città-cittadina-paese-campagna
b) Rapporto centro-periferia
c) Traffico privato e traffico pubblico
d) Strutture produttive e città
e) Divertimento, sport e città
f) Città e cultura
g) Il governo della città
h) La città e gli abitanti: come questi si sentono “cittadini”, padroni della città
i) Città e sostegno alle famiglie: asili, ricoveri, ecc.
j) Città e scuole
k) I problemi della droga

 

DOMINIO 5: LA SCUOLA

 

a) Scuola privata e pubblica
b) Livelli scolastici
c) Prestigio sociale della scuola, degli insegnanti
d) Rapporto scuola-mondo del lavoro
e) Tradizione e innovazione nella scuola
f) Ruolo delle famiglie nella scuola
g) Le lingue straniere
h) Scuola come formazione personale e/o professionale

 

 

La percezione della forte connotazione culturale dei domini porta ad adattare le proposte di insegnamento, in particolare nella scelta dei vocaboli da insegnare per approcciarsi all’Italiano L2  e nella organizzazione e la scelta dei contenuti disciplinari.

Che cosa è necessario osservare 

Gli elementi che possono essere maggiormente soggetti a incomprensioni, sono determinati da una serie di fattori, che può essere utile ritrovare in elenco:

Valori culturali di fondo

a) Il tempo
b) La gerarchia e il potere
c) Il rispetto sociale e la “correttezza politica”
d) Attribuzione e mantenimento dello status: la necessità di salvare la faccia

Uso del corpo per fini comunicativi

a) Sorriso
b) Occhi
c) Espressioni del viso
d) Braccia e mani
e) Gambe e piedi
f) Sudore (e profumo)
g) Rumori corporei
h) Toccarsi i genitali
i) Distanza frontale tra corpi
j) Contatto laterale
k) Il bacio
l) Lo spazio personale nel luogo di lavoro

Uso di oggetti per fini comunicativi

a) Vestiario
b) Status symbol
c) Oggetti che si offrono: sigarette, liquori, ecc.
d) Regali
e) Danaro
f) Biglietti da visita

La lingua

a) Tono di voce
b) Velocità
c) Sovrapposizione di voci
d) Superlativi e comparativi
e) Forme interrogativa e negativa
f) Altri aspetti grammaticali
g) Titoli e appellativi
h) Registro formale/informale
i) Struttura del testo

Mosse comunicative

a) Abbandonare
b) Attaccare
c) Cambiare argomento
d) Concordare
e) Costruire
f) Difendersi
g) Dissentire
h) Domandare
i) Esporsi
j) Incoraggiare
k) Interrompere

l) Ironizzare
m) Lamentarsi
n) Ordinare
o) Proporre
p) Riassumere
q) Rimandare
r) Rimproverare
s) Scusarsi
t) Sdrammatizzare
u) Tacere
v) Verificare la comprensione

Situazioni comunicative

 

a) Dialogo
b) Telefonata
c) Conferenza
d) Presentazione della propria azienda, dei propri prodotti
e) Partecipazione a cocktail party, pranzo o cena
f) Riunione, lavoro di gruppo

 

 

 

 

 
LA FASE DEL SILENZIO

Nella comunicazione quotidiana l'ascolto è l'abilità che, in percentuale, usiamo più spesso è la comprensione orale, che è alla base di una reale competenza linguistica.

A questa, più che alla produzione, va dedicata gran parte dell’attività di insegnamento dell’Italiano L2.
Un allievo straniero che deve imparare una lingua seconda in genere è esposto per molto tempo alla lingua da imparare, sia a scuola sia fuori dalla scuola, ma non necessariamente questa più o meno massiccia esposizione basta a sviluppare le abilità di comprensione: si percepisce ciò che si è imparato ad ascoltare.
Insegnare ad ascoltare e a comprendere i messaggi in lingua seconda è dunque fondamentale nell'insegnamento dell'italiano ad allievi stranieri: il principale ruolo della scuola si configura come insegnare a mettere in atto tutte quelle strategie cognitive necessarie per cogliere e decifrare le coordinate linguistiche, situazionali e pragmatiche di un messaggio.
 Ogni persona, esposta ad una lingua nuova, inizia a comprenderla senza essere ancora in grado, o senza essere ancora abbastanza sicura di sé, per parlarla: è la  "fase del silenzio", attraverso la quale si passa anche quando si impara la lingua materna.
La fase del silenzio che ha una durata variabile da persona a persona.
E’  un periodo importante non solo dal punto di vista psicologico, ma anche da quello cognitivo: è infatti il periodo nel quale il soggetto è impegnato ad identificare, nel flusso di suoni al quale è esposto, parole ed espressioni, e a dare loro un significato: solo quando ha identificato, riconosciuto, compreso e messo insieme una serie di espressioni potrà sintetizzarle in una produzione linguistica autonoma.
Rispettare la fase del silenzio, non richiedere innaturali, forzate e premature produzioni linguistiche,  significa rispettare i processi di apprendimento del discente  ed è necessario per evitare l'instaurarsi di un sentimento di inadeguatezza verso la nuova scuola, significa valorizzare i processi di comprensione, che tanta parte hanno in qualsiasi acquisizione linguistica.
Spesso invece gli insegnanti provano un senso di disagio verso la mancanza di feedback nella relazione con un parlante nella fase del silenzio, disagio che va superato e aggirato con tecniche glottodidattiche specifiche, che permettono di lavorare attivamente con l'allievo, da una parte senza forzarlo a produrre lingua, dall'altra educandolo ad essere un "buon ascoltatore".  

UN METODO GLOTTODIDATTICO: TOTAL PHISICAL RESPONSE
Un metodo glottodidattico che risulta essere molto utile per lo sviluppo delle abilità di comprensione orale con allievi stranieri nella scuola va sotto il nome di Total Phisical Response, spesso abbreviato con T.P.R. e tradotto con Risposta Fisica Totale.
Il T.P.R., infatti è un metodo che non richiede risposte verbali: J. Asher , uno psicologo americano, lo ha ideato negli anni '60, sviluppandolo e formalizzandolo nel decennio successivo.
Partendo dalle osservazioni fatte sui problemi di apprendimento dei bambini, Asher elabora un metodo glottodidattico che si rifà ad alcuni principi dei Metodi Diretti e al processo di acquisizione della lingua materna: per lui l'apprendimento è un processo lento, basato principalmente su esperienze ricettive, facilmente bloccato da avvenimenti frustranti e ansiogeni, che va basato sul coinvolgimento di tutte le modalità esperienziali dell'individuo: audio-orali, affettive, motorie, visive. Nel Total Phisical Response l'allievo è al centro del processo di insegnamento, viene motivato, protetto dagli insuccessi e guidato all'autorealizzazione.
La principale peculiarità del T.P.R. sta nel collegare la lingua da apprendere con il movimento, le azioni, la fisicità degli studenti, che non vengono spinti alla produzione della lingua, ma esposti ad una serie di input linguistici che possono essere usati anche per la produzione.
L'insegnante fornisce agli studenti un input verbale costituito da comandi al quale essi rispondono fisicamente, con comportamenti non verbali, in pratica eseguendo i comandi dati; in questo modo si favoriscono le esperienze ricettive di comprensione della lingua, non si forzano gli allievi a produzioni linguistiche se non sono ancora pronti a parlare, se sono ancora nel periodo silenzioso, si coinvolgono le abilità di espressione non verbali; nello stesso tempo l'insegnante ha un feedback dell'avvenuta comprensione del messaggio dato e si dà la possibilità agli studenti, quando si sentiranno pronti, ad utilizzare la lingua per dare essi stessi comandi agli altri.
I comandi proposti vanno da semplici ordini del genere "apri la porta" a lunghe sequenze di azioni e comportamenti diversi: i comandi possono essere in sequenza, contenere tempi verbali diversi, forme negative, sinonimi o contrari, espansioni più o meno lunghe e complesse, per proporre un input linguistico ricco e variato; l'input verbale è integrato da gesti, disegni, oggetti, immagini per facilitarne la comprensione.
L'utilità di questo metodo a scuola con allievi non italofoni si basa sul fatto che in classe si usa continuamente l'imperativo, si regolano i diversi momenti scolastici attraverso una serie di comandi: in questo modo, non c'è bisogno di costruire situazioni verosimili o fittizie per esercitare la lingua italiana; oltre a ciò, il TPR è importante anche quando si vogliono riprodurre situazioni non vivibili nella scuola, attraverso la drammatizzazione, le scenette, le attività di animazione.
Ancora, il T.P.R. è utilissimo fin dai primissimi tempi di inserimento di allievi che non conoscono nulla di italiano, in quanto attraverso questo metodo è possibile veicolare i comandi necessari all'allievo straniero per orientarsi nella vita quotidiana in classe.