L'italiano
per imparare: dalla lingua della comunicazione alle lingua
dello studio"
Docente: Gabriella Debetto
PREMESSA
I bisogni di apprendimento linguistico
dell’allievo immigrato comprendono sia la lingua del
“qui e dell’ora”, sia la lingua dello studio.
Superata, infatti, la fase di primo ambientamento nella
nuova realtà, l’allievo straniero ha bisogno di essere
seguito nel percorso di appropriazione della lingua più
astratta e formalizzata dello studio, per riprendere il
percorso formativo ed evitare situazioni di svantaggio
scolastico dovuto a scarsa conoscenza della lingua italiana.
2. La lingua delle discipline, in
particolare di quelle scientifiche, ha caratteristiche
proprie: dal punto di vista lessicale comprende termini del
linguaggio comune usati in accezione speciale, che è
necessario ridefinire per l'allievo straniero; la sintassi
traduce operazioni logiche sottese al ragionamento
scientifico, che è indispensabile esplicitare e rinforzare;
i diversi tipi di testo ricorrenti
richiedono strumenti di analisi che accompagnino il
processo di comprensione.
3. E’ opportuno che l’insegnante oltre che
intervenire per semplificare e riscrivere
i testi disciplinari e renderli accessibili
all’allievo straniero, faciliti attraverso
opportune attività
didattiche l’apprendimento dei contenuti disciplinari
espressi in italiano.
OBIETTIVI DELL’INTERVENTO FORMATIVO
-
riflettere
sulla specificità e sulle caratteristiche linguistiche
dei testi disciplinari
-
individuare
le tipologie testuali ricorrenti nei testi disciplinari;
-
fornire
indicazioni per la scrittura di testi ad alta
comprensibilità;
-
individuare
le opportune strategie didattiche per mettere
l’allievo nelle condizioni di operare attraverso la
lingua, attivando i processi logici richiesti dalle
singole discipline.
L’italiano per imparare
Spunti di riflessione a
cura di Gabriella Debetto
1.La
lingua dello studio
J. Cummins nei suoi studi sul bilinguismo introduce
una distinzione chiarificatrice
tra le abilità comunicative di base (Basic
Interpersonal Communication Skills), per lo sviluppo delle
quali ipotizza che sia necessario all’apprendente
straniero un tempo massimo di due anni, e le abilità
linguistiche cognitivo-accademiche (Cognitive Academic
Language Proficiency) per cui sarebbero necessari fino a
cinque anni.
L’intervento didattico a sostegno dello sviluppo di
una competenza linguistica, che metta gli allievi in grado
di studiare in italiano, richiede una mediazione più
complessa di quella per la lingua della comunicazione, date
le caratteristiche dei testi disciplinari sia orali
come, ad esempio, le spiegazioni dell’insegnante, che
scritti, quali i libri di testo, le voci delle enciclopedie,
gli articoli di argomento scientifico anche a carattere
divulgativo e
simili.
In generale si può dire che nei tesi
disciplinari, specialmente in
quelli scientifici, si fa ricorso ad una
lingua più astratta e formalizzata di quella usata
nella comunicazione quotidiana, attraverso un lessico ben
definito ed una sintassi che traduce le operazioni logiche sottese al ragionamento scientifico, e
che in questi testi
vi sia, altresì, una maggiore attenzione ad una
corretta progressione tematica ed
ad una chiara organizzazione dell’informazione.
Entrando
più nello specifico, si può notare
a livello lessicale:
-
l’uso
di termini del linguaggio comune
in accezione speciale e con un unico e definito
significato nel rispetto della caratteristica
dell’univocità semantica tipica del lessico
scientifico. Per es.: carta,
scala, punto, centro, angolo ;
-
la
presenza di nomi astratti, per es.: processo,
sistema;
-
la
presenza di termini corrispondenti a categorie e
concetti più generali, per es.: materia,
forza, clima, ecc., che traducono il lavoro di
concettualizzazione presente nelle discipline;
-
la
presenza di nomi che trasmettono il significato di
intere frasi attraverso
il meccanismo della nominalizzazione, per es.: classificazione,
orientamento, dilatazione, definizione, riduzione, ecc.
A
livello morfologico
notiamo che una
delle caratteristiche più frequenti nei testi disciplinari
è per esempio il ricorso alla forma impersonale del verbo.
Mentre a livello sintattico sono frequenti atti
linguistici, come il generalizzare,
l’astrarre, il classificare, l’esemplificare, il
definire, il formulare ipotesi,
lo stabilire rapporti di causa ed effetto, in cui
l'organizzazione di frasi e periodi traducono operazioni
logiche sottese al ragionamento scientifico in un costante
intreccio tra aspetti linguistici e cognitivi.
Dal punto di vista testuale centrale
è l’uso dei connettivi che realizzano la coesione
del testo e strutturano il ragionamento in esso espresso.
2. Suggerimenti didattici
Una lingua dalle
caratteristiche così complesse e così lontana dalla lingua
della comunicazione, che
l’allievo straniero ha imparato a dominare nel
primo periodo di permanenza in Italia, richiede precisi e
ripetuti interventi di mediazione didattica.
Sarà, infatti, necessario che l’insegnante di italiano
accompagni il
processo di comprensione dei testi disciplinari attraverso
la decodificazione dei livelli più superficiali del testo
come il lessico,
la sintassi, le tipologie
testuali di base, fornendo il vocabolario di base dei
diversi ambiti disciplinari e, nello stesso tempo, guidi
l’allievo a riconoscere attraverso l’osservazione delle
strutture linguistiche cui sono connesse,
le operazioni
logiche sottese
alle singole discipline,
Guidando l’allievo a risalire all'operatore attivato dal
pensiero, l’insegnante favorirà anche processi di
transfert dalla lingua madre
alla lingua seconda.
Sarà inoltre necessario che predisponga attività
didattiche per facilitare la
ricostruzione della struttura
informativa dei testi.
Tra le possibili attività glottodidattiche mirate
all’obiettivo dello sviluppo della lingua per studiare
suggeriamo:
attività per
chiarire la terminologia specifica
tramite esempi e contesti auto esplicativi,
attività
di completamento di definizioni,
-
attività
di completamento di definizioni,
-
attività
di completamento di griglie semantiche
-
attività
lessicali di sostituzione
di termini con sinonimi,
-
attività
di individuazione
di iperonimi
o iponimi,
-
attività
di ricostruzione dello schema informativo
attraverso
domande
-
attività
di schematizzazione e riordinamento dei contenuti
-
attività
di esplicitazione dei processi logici presenti nel
testo,
-
attività
di riutilizzo in contesti nuovi di lingua e conoscenze
già acquisite per stimolare nuove ipotesi e tentativi
di produzione linguistica.
Bibliografia
di riferimento
Calò
R. – Ferreri S. (a cura di), 1997, Il
testo fa scuola. Libri di testo. Linguaggi ed educazione
linguistica, La Nuova Italia, Firenze.
Debetto
G., “Quaderno di italiano L2” 2001, in M.Tavoni, M.C.Peccianti,
“Grammatica italiana” Le Monnier, Firenze.
Della
Casa M., 1994, Scrivere testi. Il processo, i problemi
educativi, le tecniche, La Nuova Italia, Firenze.
Favaro
G.(a cura di),2000, Imparare
l’italiano, imparare in italiano, Guerini e Associati,
Milano
Guerriero
A.R. (a cura di), 1988, L’educazione
linguistica e i linguaggi delle scienze., La Nuova
Italia , Firenze
Lavinio
C., 1990, Teoria e
didattica dei testi, La Nuova Italia, Firenze.
Mariani L., 1996, Strategie
per imparare, Zanichelli,
Bologna.
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