INTRODUZIONE
Si
conclude anche la V
edizione di “Racconti di terre lontane” organizzato
dal C.R.E.M.I. del Comune
di Fano in nome dell’intercultura o, in altre parole,
della lontananza di popoli e terre che diventa
vicinanza attraverso conoscenza, rispetto e
apprezzamento di ogni diversità, ricchezza individuale
e collettiva.
Si collezionano CD musicali di terre lontane, foto di
viaggi in terre lontane, ma spesso
si ignorano e non si rispettano mentalità e
culture lontane dalla propria.
In nome di tutto questo i sei incontri annuali di
“Racconti di terre lontane” come occasione di
socializzazione tra i bambini italiani e stranieri
presenti, ai quali vengono
presentati giochi, ritmi, musiche ed immagini di
diversi stati e continenti. Momento
di incontro di
individualità che come tali sono comunque sempre
diverse le une dalle altre. E’
infatti difficile trovare un bambino o un
adulto uguale ad un altro, non solo in Paesi diversi,
ma anche all’interno dello stesso condominio.
Questi laboratori si propongono dunque come
opportunità di scambio collettivo al di fuori dei
punti convenzionali di
incontro per i bambini. Momenti di raccoglimento dove
gioco e cultura siano in
simbiosi, in uno spazio finalizzato all’allargamento
dei confini mentali del singolo.
Tutto questo viene
realizzato passando attraverso i ritmi caldi delle
percussioni e la ricerca della parola musicata, che
rimanda al sapore magico di nenie che accomunano i
ricordi infantili in ogni dove del mondo.
E ancora attraverso oggetti
e immagini che trasportano l’immaginazione in terre
lontane, dove altri bambini e altri giochi a ben
guardare tanto diversi poi non sono. Nel momento
infatti in cui si promuove la conoscenza
reciproca delle diversità si mira ad oltrepassare
l’idea astratta di razza e di confine: per assurdo
ognuno potrebbe trovare affinità e similitudini con un
altro individuo all’opposto capo del mondo. E l’altro
non sarà più allora solo IL giapponese, L’indiano, IL
marocchino ma singola esperienza in un mondo
allargato, dove ognuno possa
portare ed acquistare qualcosa in più.
LA
MUSICA
Il gioco
La musica sta nel canto
di molti popoli. Ritmo e musica.
Ma sta anche nelle immagini, nelle ritualità di
quel popolo. Musica e gioco, che vivono in simbiosi
nelle tradizioni secolari di culture diverse, di
“terre lontane”, avvicinate da
modalità simili nell’affrontare il momento
ludico, lo scandire del quotidiano e la vita in genere
che anche la musica racconta. I bimbi sono tutti
seduti a terra. Parte una canzone abbinata ad un gioco
che si fa in Brasile. “Qualcuno conosce il
brasiliano?” dice Giorgio per dare avvio al primo
degli incontri di “Racconti di Terre Lontane”.
Al ritmo i bambini incrociano le mani sulle ginocchia,
alternandole. Quando, dopo alcune difficoltà, il gioco
è stato assimilato, lo stesso ritmo accompagna il
passare di ogni strumento
che ha in dotazione ogni bambino, dalle sue alle mani
di un altro, che a sua volta consegna lo strumento che
aveva in mano al bambino al lato: una catena di
consegne a ritmo.
Trattandosi di un gioco non può mancare l’eliminazione
di chi sbaglia, basilare per mantenere la
concentrazione. Normali dinamiche
del gioco, familiari ad ogni bambino, con l’importanza
delle regole che nessuno può dimenticare nella
crescita.
Il cerchio
Il cerchio che
formano i bambini, in una
visione aerea, è scomposto da tante braccia che si
“chiudono e aprono”nel movimento ripetitivo e ritmato
del “prendere e dare” uno strumento. Incrocio di
strumenti.
Il cerchio poi si modifica, con coppie di bambini
spalle a spalle, dove gli strumenti si spostano allo
stesso ritmo rimanendo nell’orbita della coppia,
intorno alla quale girano impazziti.
Il cerchio poi si divide in due e al centro “Giorgio-Direttore
Di Musica” dà il via al battito di uno degli strumenti
più antichi dell’uomo: le
mani, che si scontrano prima senza e poi con la
musica.
E’ un gioco di squadra dove non si può sbagliare.
Attenzione, coordinazione e ritmo.
Poi di nuovo battiti al
segno del direttore ma realizzati con gli strumenti a
percussione.
Il gesto di Giorgio si modifica a volte per indicare
un suono “vibrato” e allora gli strumenti
“rumoreggiano” dolcemente accarezzati.
Stanchi di girare, gli strumenti pretendono infine che
a muoversi siano i bambini, e se ne stanno fermi in
cerchio, ognuno davanti ad una sedia,
in attesa che i bambini si
spostino da una sedia all’altra e focalizzino su di
loro l’interesse. Ordinati e pazienti, aspettano il
segnale di Giorgio che dia
il via al bambino affinché inizi la “percussione”sullo
strumento che ha di fronte, tirandone fuori la sua
“voce”.
Il direttore di musica accompagna con la percussione
più idonea il ritmo che ogni singolo improvvisa con il
suo strumento. Nascono belle armonie, alla ricerca di
quella più “ballosa” che
premierà il bambino con la possibilità di suonare lo
strumento più grosso della stanza. Potere e potenza
del suono.
Fatto il giro si cambia sedia e quindi strumento. I
partecipanti si muovono come lancette dell’orologio
alla ricerca della postazione successiva.
Apri e chiudi gli occhi
”Vi ricordate la musica
brasiliana abbinata al gioco?” dice Giorgio “Vi
ricordate l’apri e chiudi delle braccia? Bene, quel
suono in un paese lontano, serviva anticamente per
insegnare ai bambini ad aprire e chiudere gli occhi, e
la musica era accompagnata dal battito delle mani.
Ma vediamo chi indovina
almeno tre parole di questa canzone nella lingua del
Brasile”.
Il silenzio fa spazio all’ascolto. Poi i bambini
insieme a Giorgio
riprendono il ritmo con il battito delle mani.
“Ricordate, se alzo un dito è un colpo, se
ne alzo due sono due
colpi”. E il gioco
continua.
LA PAROLA MUSICATA
La conoscenza passa
per una canzone
Un pupazzo disegnato
alla lavagna attorniato da saluti scritti accoglie i
bambini che entrando si siedono in semicerchio.
Ma sulla
lavagna c’è scritto anche qualcos’altro. E’ una
canzone incompleta in cerca di parole:
-
“Ciao
ciao a tutti i
bambini
-
un
ciao a tutti quelli più …(-GRANDI- suggerisce
Gabriele)
-
un
ciao ai più …(-PICCOLINI!!!- gridano in coro i
bambini)”
Con le nuove
parole la canzone viene
ripetuta piano,
urlando,
cantata con il
naso. Ad un certo punto
continua con “Ciao” e tra un ciao e l’altro ognuno,
secondo l’ordine del cerchio, dice il suo nome.
Poi si ricomincia con il ritornello, accompagnato
da battiti di mano, poi cantato
con la voce “tutta
dentro”. Si riprende con il secondo gruppo
di nomi, per tornare al ritornello fino al saluto
finale.
Se anche gli adulti riuscissero a presentarsi cantando
forse cambierebbe qualcosa,
o forse no.
“Terre lontane”
Gabriele chiede: “Cosa
vuol dire terre lontane?L’Africa è una terra
lontana? E il polo nord?”.
Un bambino domanda se “Fenile” è una terra lontana.
“Se ci pensate una terra
può essere per noi lontana anche perché si fanno
giochi diversi dai nostri”.
Gabriele continua, con voce bassa, curiosa e
misteriosa: “Secondo voi quando si fa un gioco ci
vengono in mente terre lontane? Provate a chiudere gli
occhi. Se vi dico ad esempio nascondino o palla
prigioniera quale è la
prima cosa che vi viene in mente? Magari qualche
ricordo.”
Un bambino menziona un giardino, un altro parla di
domenica dalla nonna, un altro ancora ricorda la
scuola. Non sono terre così lontane, ma sono momenti
che comunque evocano
emozioni.
Alla “parola magica” 1,2,3…stella si apre il mondo
delle conte e delle filastrocche, che caratterizzano
terre vicine e lontane. Con un po’ di sforzo di
memoria vengono fuori diverse conte
, tra cui una araba. Queste
vengono scritte alla lavagna.
“Ditemi quattro parole con la P e quattro con la C”
chiede Gabriele, che scrive in rosso le risposte ad un
lato della lavagna.
“Ora ditemi la cosa più bella che provate quando
giocate” Gabriele trascrive la
risposte questa volta in blu.
Da qui una canzone, uno scioglilingua che diventa
anche un gioco.
Le parti rosse cantate velocemente, quelle blu cantate
solo da “Quelli che non mangiano le cipolle, quelli
che non hanno mai fatto un viaggio lontano”. Poi
cantano solo quelli che “quando giocano sono felici.
Ora solo quelli che quando vanno al mare non sanno
nuotare”.
Si cantano le parti rosse, poi le blu, di nuovo le
rosse, secondo le direttive di Gabriele. Ne nasce un
cocktail perfetto solo quando anche le conte scritte
diventano parte del testo.
Tutto verrà poi registrato,
dopo prove e prove.
Intanto i bambini possono rilassarsi con giochi “di
terre lontane” usando conte della Tanzania, un gioco
del Marocco e una difficilissima “piazzola” albanese,
da eseguire su un solo piede.
UN VIAGGIO NEL
NORD EUROPA
La sorpresa
Una fila di sedie, un
mappamondo e due scatole.
Su una c’è scritto “knikkerspel”
e sull’altra “Per i bambini di Casa
Cecchi. Mittente: Olanda”.
Chiede Stefania: “Conoscete una signora che si chiama
Olanda che può avervi spedito questi pacchi?”.
Pausa.
“Ma
non è una Signora! Olanda è un paese! Dove si trova?”
chiede Stefania che subito porta in primo piano il
mappamondo che i bimbi a turno sbirciano.
Alla
scoperta: scatola 1
Nella scatola “Olanda”
ci sono delle foto: i mulini di Rotterdam, “il più
grosso porto del mondo, dove S. Nicola arriva con la
barca portando i regali come da noi Babbo Natale”, i
tulipani e i pattini. Ma i
pattini non sono in foto. Sono veri, antichi pattini
in legno da usare sul
ghiaccio.
La scatola è un pozzo senza fondo:
ne esce anche uno strano oggetto di legno con
una specie di “fazzoletti strani”. In Olanda per
tradizione non si beve il nostro “espresso”, ma un
caffè lungo dove l’acqua calda passa attraverso dei
filtri. Un po’ il principio del nostro tè.
Frugando ancora si trova un CD, che contiene anche la
musica che cantano in Olanda
bambini al loro compleanno. Stefania la inizia a
cantare, seguita da alcuni presenti, anche perché dopo
pochi giorni sarebbe stato
effettivamente il compleanno di uno di loro.
Un “tanti auguri a te” eco di una terra per noi
lontana.
Alla
scoperta: scatola 2
Stefania spiega che
in olandese “Knikkerspel”,
scritto a caratteri cubitali sul coperchio della
scatola, significa “Il gioco delle biglie”. Se si
pronuncia quel nome in un negozio di
giocattoli il venditore
presenta una scatola di legno per giocare alle biglie
(in Olanda fanno tutto di legno, anche gli zoccoli).
In quel Paese funziona che tutti i bambini hanno le
biglie in casa. Ognuno va a casa dell’altro portando
le sue e giocando ne può perdere alcune e guadagnarne
delle altre. Nella scatola ci sono
infatti delle porticine con sopra scritti dei
numeri. Se durante la gara un
tiratore riesce a mandare la sua biglia nella porta
con scritto sopra ad esempio il numero quattro,
l’altro bambino è costretto a dargli quattro delle sue
biglie. E viceversa. E così
una borsetta piene di
biglie può tornare a casa vuota o strapiena. Un po’
di abilità. Un po’ di
fortuna.
Le squadre
Stefania ha tre “Knikkerspel”
costruiti artigianalmente per tre corrispettive
squadre: ciliegia, fragola e banana. Ad ogni bambino
vengono consegnante alcune
biglie che qui non si cedono agli altri come in
Olanda. Si segna infatti
solo il punteggio che rivelerà la squadra vincitrice
finale.
Il tutto accompagnato da una tipica musica olandese
suonata con l’organetto, la quale porta Casa
Cecchi nel clima di
un antico luna-park.
Ogni squadra esegue tanti tiri
quanti sono i giocatori, si segnano i punti totali
raggiunti e si passa a vedere cosa farà un’altra
squadra.
La
costruzione
Il gioco delle biglie
può essere anche costruito con scatole delle scarpe,
decorato a piacere e diventare così “speciale”. I
bambini, assieme a Stefania definiscono perché:
-
perché non
esiste nei negozi così personalizzato
-
perché nessuno lo conosce
-
perché è magico
-
perché
lo possono costruire i bambini.
Carte adesive, colorate,
argentate e dorate rendono
ancora più preziosa la scatola. Forbici e pennarelli
sono a disposizione. La fantasia non manca.
Il regalo
Ora i bambini hanno
il contenitore, ma per continuare a giocare a casa con
fratelli ed amici hanno bisogno delle biglie. Tutte
quelle utilizzate negli
incontri vengono distribuite in tante scatoline
colorate quante sono i bimbi presenti.
Tutti in fila i bambini assistono alla “confezione”
del loro regalo. Ad accompagnare questo momento le
note tradizionali dell’organetto.
Le scatole vengono chiuse.
A chi capiteranno?
Il numero delle biglie è lo stesso ma i colori e le
sfumature sono diversi. Si tratta di una vera
premiazione dove ogni scatola costruita
viene mostrata, esaminata
ed apprezzata.
Si meriteranno tutti il dono?
Naturale, sono tutti giochi bellissimi, ognuno è
diverso dall’altro.
In nome del valore della diversità ogni bambino, dopo
aver presentato il suo lavoro,
viene premiato con una scatolina chiusa
contenete le biglie.
E’ il momento di controllare quali sono toccate in
sorte ad ognuno.
Poi i saluti di congedo.
Senti
qui la
canzone.