Introduzione
Da
tempo ormai (educazione interculturale è entrata a far
parte integrante del mondo della scuola. All’inizio
(educazione interculturale è stata sinonimo di sostegno
linguistico, di intervento individualizzato sull'alunno
straniero, mentre, per gli alunni italiani, veniva
proposta come la creazione di viaggi fantastici, da
paese e paese, con l'attenzione rivolta alfesotico, al
curioso, al diverso.
Col
tempo e con (esperienza si è compreso che era necessario
fornire al termine
interculturalità
un significato ed un'accezione più estesa,
implicante due o più soggetti, e non uno solo,
individuando un luogo ove tutte le lingue e tutte le
culture hanno uguale ragione di esistere, di esprimersi.
Si è
compreso che la formazione di individui dotati di una
sensibilità interculturale parte dalla conoscenza
reciproca, dall'accettazione vicendevole, dal mutuo
riconoscimento del valore, dalla scoperta della bellezza
della propria e dell'altrui cultura, ma tutto questo
deve essere sperimentato, specie con i bambini e i
ragazzi, in un luogo e in un contesto, attraverso
esperienze vissute e la presenza di adulti in grado di
essere testimoni di tali valori.
Ed è
recependo i molteplici stimoli degli attuali
orientamenti di ricerca in materia di educazione
interculturale e confrontandosi con studiosi afferenti a
Istituti di ricerca universitaria, in particolare
(Istituto di Scienze della Formazione di Geografia
dell'Università Carlo Bo di Urbino, che si è compreso
che per incrementare l'efficacia di integrazione
culturale è necessario far emergere le molteplici
correlazioni tra cultura e territorio, offrendo
spiegazioni di comportamenti, di abitudini, di
tradizioni altrimenti percepite come "strane".
Su
queste premesse il C.R.E.M.I. di Fano promuove e
realizza, ormai da tre anni a questa parte,
Racconti di terre
lontane, un progetto che si avvale del
supporto e dello scenario geografico coniugato alla
narrazione, al racconto autobiografico, al gioco, alla
pluralità dei linguaggi, per raggiungere obiettivi di
integrazione socio-culturale.
La
presa di coscienza che tutti i gruppi umani hanno propri
legami territoriali, nonché peculiari risposte
culturali, ha favorito un decentramento cognitivo
grazie
al quale le differenze hanno assunto, per i ragazzi, una
valenza ben diversa da quella loro attribuita prima del
percorso.
Ed è
quindi possibile per i ragazzi narrare ed essere
protagonisti, sentendosi in un territorio accogliente,
nel quale convivono elementi del qui e dell'altrove,
portati attraverso i viaggi e le migrazioni che hanno
coinvolto tutti gli elementi del gruppo.
L'esperienza
Racconti
di
terre lontane è un progetto che si svolge durante il
periodo estivo - precisamente nel mese di luglio -
presso i locali di una Scuola Secondaria di Primo Grado
della città messi a disposizione del C.R.E.M.I. da
un'associazione di genitori che affianca l'azione
formatrice della scuola.
L'iniziativa, ideata e promossa dallo staff del
C.R.E.M.I., ha come obiettivo principale quello di
soddisfare diverse esigenze di per sé non facilmente
conciliabili: da un lato la richiesta delle famiglie
straniere di avere maggiori opportunità per i figli
nella scuola e nel territorio di conservare la propria
identità culturale e la propria lingua. Dall'altro vi
compare la richiesta di alcune famiglie straniere e di
alcune scuole di fornire occasioni di conoscenza della
lingua e della cultura locale. Le famiglie italiane
richiedono di far coltivare ai propri figli esperienze
interculturali, e (acquisizione di atteggiamenti e
competenze necessarie a far fronte alla globalizzazione.
Tali
domande si sommano all’ esigenza concreta delle famiglie
straniere come di quelle autoctone, di avere a
disposizione uno spazio educativo motivante e
stimolante, che ospiti i propri figli durante le loro
attività lavorative per un tempo, seppur limitato.
Le
aspettative delle famiglie e delle scuole e del servizio
sono quindi un intreccio di obiettivi di apprendimento,
di assistenza, di gioco e di sperimentazione che ogni
anno richiede competenze sempre più complesse agli
operatori.
I
partecipanti sono prevalentemente ragazzi frequentanti
le scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado della
città, autoctoni e stranieri in percentuali più o meno
omogenee.
La partecipazione di molti si mantiene,
di anno in anno motivata dalla possibilità di continuare
a stare insieme dopo la chiusura della scuola, ma anche
di farsi nuovi amici, e di vivere l'avventura che si
coniuga con il percorso interculturale. Un'altra
motivazione che sembra significativa emerge dalle
attività volte all'approccio alla lingua straniera,
attraverso la scrittura del proprio nome e di brevi
messaggi. La fatica dei ragazzi italiani
nell'appropriarsi di questi elementi, e la soddisfazione
nel raggiungimento della competenza, diventa occasione
peri ragazzi stranieri di porsi in una relazione di
aiuto come tutor dei loro amici, e mostrare aspetti di
se stessi di solito compressi nel contesto scolastico.
Queste situazioni sono state descritte dai ragazzi
stranieri come fortemente motivanti e piacevoli.
Racconti di
terre lontane è condotto principalmente da animatori
italiani e da mediatori stranieri.
I
mediatori culturali che intervengono durante gli
incontri del progetto appartengono alle aree geografiche
da cui provengono in misura maggiore gli stranieri. A
titolo esemplificativo si dirà che in questi tre anni di
vita, Racconti di
terre lontane ha visto l'avvicendarsi di
mediatori culturali del bacino del Mediterraneo,
dell’africa settentrionale, ma anche esponenti della
terra argentina e di alcuni paesi dell'est. Nello
specifico, per (edizione dell'estate del 2005, il
progetto ha beneficiato della presenza della marocchina
Hafida Kanba, dell'albanese Esmeralda Cakoni e della
russa Larissa Viageslabovna Sshmakova.
La
conoscenza dei vari contesti geografici attraverso la
drammatizzazione di storie, la realizzazione di costumi
tipici, la esplorazione di immagini, la cucina di piatti
caratteristici di determinati paesi del mondo e altro
ancora, sono vissuti all'interno di un contesto di
confronto nel quale gli operatori sollecitano ciascun
ragazzo a ripercorrere il proprio vissuto, sia personale
che famigliare, offrendo indicazioni tecniche, e ma
anche i loro racconti di vita e di migrazione.
Come
prima indicato, sono presenti anche animatori italiani,
e la loro presenza é ritenuta essenziale per una
accoglienza qualificata dei ragazzi, al di là
dell'avvicendarsi dei mediatori, ma soprattutto perché
con la loro disponibilità a raccontare e a raccontarsi,
permettono il costante intrecciarsi delle conoscenze del
territorio e della cultura locale con quella degli altri
paesi. Non solo, le esperienze personali o familiari di
migrazioni e viaggi da parte degli animatori italiani
favorisce nei ragazzi stranieri la percezione di poter
fare parte di una storia comune.
Il
percorso del luglio 2005 è stato così strutturato: gli
incontri, complessivamente otto, sono stati ripartiti in
modo tate che ogni mediatrice ne avesse a disposizione
due, durante i quali aveva il compito
di far
conoscere altrettanti aspetti della propria cultura
attraverso modalità differenti. Durante uno dei due
incontri a sua disposizione, ad esempio, la mediatrice
marocchina ha presentato la narrazione di alcune fiabe
popolari, mentre nel secondo ha coinvolto i ragazzi
nella preparazione e nella consumazione del tipico
tè marocchino,
concentrandosi su un ambito più prettamente
culinario.
Con
la stessa modalità si sono sviluppati gli incontri delle
altre due mediatrici che hanno rispettivamente mirato a
far conoscere aspetti della lingua, dei costumi tipici
dei paesi presi in considerazione, delle musiche e
canzoni tradizionali, e così via.
Nel
complesso una simile scelta organizzativa e
contenutistica ha assicurato una grande varietà nella
proposta, incrementata dal fatto che ogni incontro
risultava diviso in due parti: una iniziale più teorica
e informativa, l'altra con fini maggiormente pratici ed
operativi. Se, ad esempio, l'attività iniziale prevedeva
la narrazione di una fiaba albanese, la seconda parte
della mattinata presumeva la realizzazione di burattini
da parte dei ragazzi e la messa in scena del racconto
fruito. Tutto ciò ha garantito la manifestazione di un
interesse sempre vivo da parte dei frequentanti, i
quali, ad ogni incontro, giungevano carichi di
aspettative, curiosi di conoscere nuovi aspetti delle
tre culture, rivelandosi costantemente attenti ed
emotivamente partecipi alle attività proposte.
L'eventualità del rischio di frammentazione del percorso
di tale modalità organizzativa è stata abilmente evitata
dagli operatori del
C.R.E.M.I. attraverso la creazione di uno sfondo
tematico comune a tutti gli incontri dal sapore, se si
vuole, un po' investigativo, introdotto nella giornata
iniziale e concluso in quella finale (1).
In
particolare, il momento preliminare aveva lo scopo,
mediante attività fortemente ricreative, di far scoprire
ad ogni partecipante che, durante il percorso, avrebbe
assunto le vesti di un reporter inviato da un ignoto
editore di un giornale con una precisa missione:
conoscere geograficamente t'ambiente di Albania, Marocco
e Russia, approfondirne alcuni aspetti culturali e
linguistici, per poi restituire al giornale notizie
utili per la realizzazione di articoli
informativi/formativi a livello interculturale (2).
La
missione esigeva, dunque, al reporter di riportare
oggetti, testimonianze, foto e immagini del viaggio e,
per questo, ad ogni partecipante di
Racconti di terre
lontane è stata consegnata, nella giornata
iniziale, una valigia e un giornale di viaggio.
Il
secondo strumento, appositamente progettato e realizzato
dagli operatori del C.R.E.M.I., è stato un quaderno
semistrutturato comprensivo di alcune pagine informative
delle tre culture, affiancate ad altre bianche nelle
quali ogni reporter avrebbe potuto
scrivere le proprie annotazioni e impressioni.
La completezza del contenuto della
valigia e l'accuratezza della compilazione delle
giornate di viaggio avrebbero messo i piccoli reporter
netta condizione dì scoprire l'identità dell'editore
delle giornate.
É quanto è avvenuto nel corso dell'ultima
giornata, atta quale ha preso parte un giornalista
responsabile della cronaca locale per una testata
nazionale, che ha a lungo dialogato con i ragazzi, i
quali gli hanno riferito del loro viaggio e delle loro
acquisizioni. Come da copione, egli, dopo aver valutato
positivamente t'operato dei suoi inviati speciali, ha
loro garantito che avrebbe utilizzato il materiale delle
valigie e del quaderno per redigere un articolo
destinato ad apparire nel suo giornale.
L’ articolo, uscito a ridosso dett'uttimo
incontro
di Racconti di terre lontane è
stato motivo di grande orgoglio per tutti i
partecipanti.
L’esperienza merita qualche ulteriore
breve riflessione relativa ai contenuti sui quali si è
scelto di puntare e sugli obiettivi che sono stati
raggiunti.
La conservazione dette proprie radici
linguistiche e culturali è divenuta un'opportunità
per i frequentanti per radicarsi ad un nuovo contesto
socio-ambientale e per attivare un autentico dialogo
interculturale. La conoscenza dei contesti ambientale e
culturali. veicolato un'informazione che è stata
contestato~ formazione, in quanto ha reso possibile il
super di stereotipi, la rivisitazione di retaggi cuttur
messa in atto di atteggiamenti più disponibit l'altrui
diversità.
Il clima di scoperta e di gioco ha
reso tutti i bambini protagonisti, ed ha favorito
l'instaurarsi di una rete amicale, che ha poi
trovato modo di proseguire al di fuori della particolare
esperienza, sia durantei l'estate, che successivamente a
scuola.
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