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Racconti di terre lontane: un viaggio di scoperta, di conoscenza, di riflessione interculturale in un gruppo di bambini multietnico

CATIA BRUNELLI E ELISABETTA MONTESI - C.R.E.M.I., Fano

Introduzione

Da tempo ormai (educazione interculturale è entrata a far parte integrante del mondo della scuola. All’inizio (educazione interculturale è stata sinonimo di sostegno linguistico, di intervento individualizzato sull'alunno straniero, mentre, per gli alunni italiani, veniva proposta come la creazione di viaggi fantastici, da paese e paese, con l'attenzione rivolta alfesotico, al curioso, al diverso.

Col tempo e con (esperienza si è compreso che era necessario fornire al termine interculturalità un significato ed un'accezione più estesa, implicante due o più soggetti, e non uno solo, individuando un luogo ove tutte le lingue e tutte le culture hanno uguale ragione di esistere, di esprimersi.

Si è compreso che la formazione di individui dotati di una sensibilità interculturale parte dalla conoscenza reciproca, dall'accettazione vicendevole, dal mutuo riconoscimento del valore, dalla scoperta della bellezza della propria e dell'altrui cultura, ma tutto questo deve essere sperimentato, specie con i bambini e i ragazzi, in un luogo e in un contesto, attraverso esperienze vissute e la presenza di adulti in grado di essere testimoni di tali valori.

Ed è recependo i molteplici stimoli degli attuali orientamenti di ricerca in materia di educazione interculturale e confrontandosi con studiosi afferenti a Istituti di ricerca universitaria, in particolare (Istituto di Scienze della Formazione di Geografia dell'Università Carlo Bo di Urbino, che si è compreso che per incrementare l'efficacia di integrazione culturale è necessario far emergere le molteplici correlazioni tra cultura e territorio, offrendo spiegazioni di comportamenti, di abitudini, di tradizioni altrimenti percepite come "strane".

Su queste premesse il C.R.E.M.I. di Fano promuove e realizza, ormai da tre anni a questa parte, Racconti di terre lontane, un progetto che si avvale del supporto e dello scenario geografico coniugato alla narrazione, al racconto autobiografico, al gioco, alla pluralità dei linguaggi, per raggiungere obiettivi di integrazione socio-culturale.

La presa di coscienza che tutti i gruppi umani hanno propri legami territoriali, nonché peculiari risposte culturali, ha favorito un decentramento cognitivo

grazie al quale le differenze hanno assunto, per i ragazzi, una valenza ben diversa da quella loro attribuita prima del percorso.

Ed è quindi possibile per i ragazzi narrare ed essere protagonisti, sentendosi in un territorio accogliente, nel quale convivono elementi del qui e dell'altrove, portati attraverso i viaggi e le migrazioni che hanno coinvolto tutti gli elementi del gruppo.

L'esperienza

Racconti di terre lontane è un progetto che si svolge durante il periodo estivo - precisamente nel mese di luglio - presso i locali di una Scuola Secondaria di Primo Grado della città messi a disposizione del C.R.E.M.I. da un'associazione di genitori che affianca l'azione formatrice della scuola.

L'iniziativa, ideata e promossa dallo staff del C.R.E.M.I., ha come obiettivo principale quello di soddisfare diverse esigenze di per sé non facilmente conciliabili: da un lato la richiesta delle famiglie straniere di avere maggiori opportunità per i figli nella scuola e nel territorio di conservare la propria identità culturale e la propria lingua. Dall'altro vi compare la richiesta di alcune famiglie straniere e di alcune scuole di fornire occasioni di conoscenza della lingua e della cultura locale. Le famiglie italiane richiedono di far coltivare ai propri figli esperienze interculturali, e (acquisizione di atteggiamenti e competenze necessarie a far fronte alla globalizzazione.

Tali domande si sommano all’ esigenza concreta delle famiglie straniere come di quelle autoctone, di avere a disposizione uno spazio educativo motivante e stimolante, che ospiti i propri figli durante le loro attività lavorative per un tempo, seppur limitato.

Le aspettative delle famiglie e delle scuole e del servizio sono quindi un intreccio di obiettivi di apprendimento, di assistenza, di gioco e di sperimentazione che ogni anno richiede competenze sempre più complesse agli operatori.

I partecipanti sono prevalentemente ragazzi frequentanti le scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado della città, autoctoni e stranieri in percentuali più o meno omogenee.

La partecipazione di molti si mantiene, di anno in anno motivata dalla possibilità di continuare a stare insieme dopo la chiusura della scuola, ma anche di farsi nuovi amici, e di vivere l'avventura che si coniuga con il percorso interculturale. Un'altra motivazione che sembra significativa emerge dalle attività volte all'approccio alla lingua straniera, attraverso la scrittura del proprio nome e di brevi messaggi. La fatica dei ragazzi italiani nell'appropriarsi di questi elementi, e la soddisfazione nel raggiungimento della competenza, diventa occasione peri ragazzi stranieri di porsi in una relazione di aiuto come tutor dei loro amici, e mostrare aspetti di se stessi di solito compressi nel contesto scolastico. Queste situazioni sono state descritte dai ragazzi stranieri come fortemente motivanti e piacevoli. Racconti di terre lontane è condotto principalmente da animatori italiani e da mediatori stranieri.

I mediatori culturali che intervengono durante gli incontri del progetto appartengono alle aree geografiche da cui provengono in misura maggiore gli stranieri. A titolo esemplificativo si dirà che in questi tre anni di vita, Racconti di terre lontane ha visto l'avvicendarsi di mediatori culturali del bacino del Mediterraneo, dell’africa settentrionale, ma anche esponenti della terra argentina e di alcuni paesi dell'est. Nello specifico, per (edizione dell'estate del 2005, il progetto ha beneficiato della presenza della marocchina Hafida Kanba, dell'albanese Esmeralda Cakoni e della russa Larissa Viageslabovna Sshmakova.

La conoscenza dei vari contesti geografici attraverso la drammatizzazione di storie, la realizzazione di costumi tipici, la esplorazione di immagini, la cucina di piatti caratteristici di determinati paesi del mondo e altro ancora, sono vissuti all'interno di un contesto di confronto nel quale gli operatori sollecitano ciascun ragazzo a ripercorrere il proprio vissuto, sia personale che famigliare, offrendo indicazioni tecniche, e ma anche i loro racconti di vita e di migrazione.

Come prima indicato, sono presenti anche animatori italiani, e la loro presenza é ritenuta essenziale per una accoglienza qualificata dei ragazzi, al di là dell'avvicendarsi dei mediatori, ma soprattutto perché con la loro disponibilità a raccontare e a raccontarsi, permettono il costante intrecciarsi delle conoscenze del territorio e della cultura locale con quella degli altri paesi. Non solo, le esperienze personali o familiari di migrazioni e viaggi da parte degli animatori italiani favorisce nei ragazzi stranieri la percezione di poter fare parte di una storia comune.

Il percorso del luglio 2005 è stato così strutturato: gli incontri, complessivamente otto, sono stati ripartiti in modo tate che ogni mediatrice ne avesse a disposizione due, durante i quali aveva il compito

di far conoscere altrettanti aspetti della propria cultura attraverso modalità differenti. Durante uno dei due incontri a sua disposizione, ad esempio, la mediatrice marocchina ha presentato la narrazione di alcune fiabe popolari, mentre nel secondo ha coinvolto i ragazzi nella preparazione e nella consumazione del tipico tè marocchino, concentrandosi su un ambito più prettamente culinario.

 Con la stessa modalità si sono sviluppati gli incontri delle altre due mediatrici che hanno rispettivamente mirato a far conoscere aspetti della lingua, dei costumi tipici dei paesi presi in considerazione, delle musiche e canzoni tradizionali, e così via.

Nel complesso una simile scelta organizzativa e contenutistica ha assicurato una grande varietà nella proposta, incrementata dal fatto che ogni incontro risultava diviso in due parti: una iniziale più teorica e informativa, l'altra con fini maggiormente pratici ed operativi. Se, ad esempio, l'attività iniziale prevedeva la narrazione di una fiaba albanese, la seconda parte della mattinata presumeva la realizzazione di burattini da parte dei ragazzi e la messa in scena del racconto fruito. Tutto ciò ha garantito la manifestazione di un interesse sempre vivo da parte dei frequentanti, i quali, ad ogni incontro, giungevano carichi di aspettative, curiosi di conoscere nuovi aspetti delle tre culture, rivelandosi costantemente attenti ed emotivamente partecipi alle attività proposte.

L'eventualità del rischio di frammentazione del percorso di tale modalità organizzativa è stata abilmente evitata dagli operatori del C.R.E.M.I. attraverso la creazione di uno sfondo tematico comune a tutti gli incontri dal sapore, se si vuole, un po' investigativo, introdotto nella giornata iniziale e concluso in quella finale (1).

In particolare, il momento preliminare aveva lo scopo, mediante attività fortemente ricreative, di far scoprire ad ogni partecipante che, durante il percorso, avrebbe assunto le vesti di un reporter inviato da un ignoto editore di un giornale con una precisa missione: conoscere geograficamente t'ambiente di Albania, Marocco e Russia, approfondirne alcuni aspetti culturali e linguistici, per poi restituire al giornale notizie utili per la realizzazione di articoli informativi/formativi a livello interculturale (2).

La missione esigeva, dunque, al reporter di riportare oggetti, testimonianze, foto e immagini del viaggio e, per questo, ad ogni partecipante di Racconti di terre lontane è stata consegnata, nella giornata iniziale, una valigia e un giornale di viaggio.

Il secondo strumento, appositamente progettato e realizzato dagli operatori del C.R.E.M.I., è stato un quaderno semistrutturato comprensivo di alcune pagine informative delle tre culture, affiancate ad altre bianche nelle quali ogni reporter avrebbe potuto scrivere le proprie annotazioni e impressioni.

La completezza del contenuto della valigia e l'accuratezza della compilazione delle giornate di viaggio avrebbero messo i piccoli reporter netta condizione dì scoprire l'identità dell'editore delle giornate.

É quanto è avvenuto nel corso dell'ultima giornata, atta quale ha preso parte un giornalista responsabile della cronaca locale per una testata nazionale, che ha a lungo dialogato con i ragazzi, i quali gli hanno riferito del loro viaggio e delle loro acquisizioni. Come da copione, egli, dopo aver valutato positivamente t'operato dei suoi inviati speciali, ha loro garantito che avrebbe utilizzato il materiale delle valigie e del quaderno per redigere un articolo destinato ad apparire nel suo giornale.

L’ articolo, uscito a ridosso dett'uttimo incontro di Racconti di terre lontane è stato motivo di grande orgoglio per tutti i partecipanti.

L’esperienza merita qualche ulteriore breve riflessione relativa ai contenuti sui quali si è scelto di puntare e sugli obiettivi che sono stati raggiunti.

La conservazione dette proprie radici linguistiche e culturali è divenuta un'opportunità per i frequentanti per radicarsi ad un nuovo contesto socio-ambientale e per attivare un autentico dialogo interculturale. La conoscenza dei contesti ambientale e culturali. veicolato un'informazione che è stata contestato~ formazione, in quanto ha reso possibile il super di stereotipi, la rivisitazione di retaggi cuttur messa in atto di atteggiamenti più disponibit l'altrui diversità.

Il clima di scoperta e di gioco ha reso tutti i bambini  protagonisti, ed ha favorito l'instaurarsi di una rete  amicale, che ha poi trovato modo di proseguire al di fuori della particolare esperienza, sia durantei l'estate, che successivamente a scuola.