Educare
alla cittadinanza
L’educazione interculturale in Italia è
rapidamente cambiata, per rimanere al passo con una realtà
in rapida evoluzione; se la definizione di educazione
interculturale in pedagogia faceva riferimento a:
-
strumenti
di accoglienza per compensare la mancanza di riferimenti
culturali locali e della
lingua per comunicare;
-
strategie di insegnamento
della lingua italiana come seconda lingua;
-
una apertura e curiosità
verso tradizioni e modi di vivere di paesi “lontani”
ora la pedagogia
interculturale chiede in modo esplicito alla scuola che si
faccia carico della:
“promozione
di situazioni di cittadinanza in una situazione di fatto
multiculturale”
Cosa rende una società multiculturale?
Il
fatto che la presenza di più culture in un territorio
investe vari aspetti della vita quotidiana, creando
“luoghi meticci”
- nelle famiglie straniere,
con la nascita e la scolarizzazione in Italia delle
nuove generazioni, di fronte a genitori che mantengono i
legami con la loro terra;
- nelle famiglie italiane,
con l’aumento delle coppie miste e delle adozioni
internazionale;
- nelle pratiche sanitarie
(non solo nei reparti di maternità, ma anche in altri,
per il fenomeno diffuso delle badanti);
- nei luoghi di lavoro, dove
il fenomeno non interessa più solo l’agricoltura o la
manovalanza, ma anche la piccola impresa);
- nella musica, nella danza,
nella narrativa, nelle fiabe, a scuola.
Perché è importante che la scuola promuova
non solo l’accoglienza, ma la cittadinanza degli
stranieri?
Il
concetto di cittadinanza, come percezione di appartenenza ad
un territorio e ad una comunità, è essenziale in una
società democratica, dove solo i cittadini sono portatori
dei diritti e dei doveri che consentono la sopravvivenza
della polis.
Chi
non è cittadino, non gode della rete di relazioni e di
sostegno della città, ma non è tenuto neppure a sentirsi
responsabile e come ogni ospite dopo un po’ di tempo
diventa scomodo.
Quali sono gli elementi che consentono agli insegnanti di
raggiungere l obbiettivo di promuovere situazioni di
cittadinanza?
1.
la capacità di riconoscere e valorizzare le differenze, attraverso la
capacità di leggere i valori e i codici di tutte le culture:
la
mancanza di una formazione iniziale del personale insegnante
ha orientato ad una presentazione delle varie culture in
modo molto approssimato e un po’ folk, ingenuo e
dispersivo. Si sta cercando di superare questo limite, oltre
che attraverso la creazione di strumenti di informazione per
gli insegnanti, attraverso la pratica di analisi più
articolate, legate alle storie individuali
(autobiografiche), ed anche
lasciando spazio alle analogie, all’attenzione ai
luoghi meticci, dove le culture si sono già
contaminate.
2.
l’affermazione dei diritti e la ricerca di una
effettiva eguaglianza anche
in questo caso, l’ipotesi ingenua che tutte le culture
siano di pari peso in ogni realtà è stato superato, per
dar luogo ad un’attenzione alle asimmetrie, alle
differenze di potere che le culture hanno nel particolare
territorio.
Le
differenze vanno intese come risorsa e come vincolo – in
quanto creatrici di conflitto e di disequilibrio – ed è
perciò necessario produrre forme di tutela, in tutti quegli
spazi di vita che prevedono relazioni non simmetriche.
La scuola sta
affrontando con fatica crescente il fenomeno, perché anche
se si è dotata di alcuni strumenti:
-
una pedagogia
interculturale;
-
materiali per la
didattica;
-
alcuni supporti
nell’extra scuola;
-
famiglie del
territorio più consapevoli;
La
scuola deve affrontare situazioni sempre più complesse:
-
diffusione del
fenomeno “a macchia di leopardo”, per cui plessi
anche vicini, o appartenenti alla stessa dirigenza,
affrontano il problema in tempi diversi, e con diversa
consapevolezza;
-
l’aumento
quantitativo (si parla di un 28% medio nel 2002, ma la
media nasconde situazioni anche estreme)
-
il
rapido mutamento delle etnie, dei paesi di origine, del
ceto sociale di appartenenza, delle aspettative dei
bambini e delle loro famiglie.
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