ALCUNI
TERMINI
LM o L1
Lingua materna o lingua d’origine o prima lingua: la
lingua che un individuo ha appreso per prima, da
bambino.
LS Lingua straniera:
è una lingua appresa, dopo la lingua materna, in un
paese dove non viene parlata abitualmente.
L2 Seconda lingua:
con seconda lingua ci si riferisce di solito a ogni
lingua appresa dopo la prima, cioè anche alle terze,
quarte lingue e così via. In un'accezione più ristretta,
seconda lingua si riferisce solo a una lingua appresa in
un paese dove essa è parlata abitualmente e in questo
senso si differenzia dalla lingua straniera. Si dirà
perciò che i bambini egiziani inseriti nelle scuole
italiane imparano l'italiano come seconda lingua, mentre
i bambini italiani nelle stesse scuole elementari
imparano l'inglese come lingua straniera.
Lingua d’arrivo La
lingua che deve essere appresa.
Bilingue Un
individuo che interagisce e opera sempre con 2 codici
L2/LS
: CARATTERISTICHE SPECIFICHE DI APPRENDIMENTO
|
Italiano seconda lingua |
Italiano lingua straniera |
Bisogni di apprendimento |
La
conoscenza della seconda lingua è indispensabile per
vivere nel paese, inserirsi, studiare, apprendere
altre materie e discipline.
disapline. |
La
lingua straniera non è indispensabile per vivere e
studiare. Il suo utilizzo non appare immediato. |
Esposizione
all’ italiano |
Potenzialmente è quotidiana e intensa: è la lingua
della strada, dei mass media, dei compagni. Varia
naturalmente secondo le condizioni di inserimento
dei diversi gruppi (alcune comunità di immigrati
sono “chiuse o incapsulate”; altre sono maggiormente
inserite e più esposte al nuovo codice). |
Limitata ai momenti di studio e di apprendimento
guidato in classe.
|
Modalità di apprendimento |
Situazione di apprendimento “mista”. Viene appresa
sia in classe, in situazione “guidata”, sia fuori
dalla scuola per un processo di acquisizione
spontanea. |
Solo apprendimento guidato, a scuola |
Ritmo di apprendimento |
Graduale, ma veloce (dipende dalla qualità e dalla
quantità dell'input) dai dispositivi di accoglienza,
dall’esposizione alla nuova lingua. |
Più lento e molto graduale.
|
Aspetti e riferimenti culturali |
La
seconda lingua veicola la cultura in cui il bambino
è inserito: propone continui cenni e richiami alla
nuova realtà; può provocare conflitti o situazioni
di “sradicamento”. |
Relativi a un mondo culturale lontano e distante. I
riferimenti culturali sono “mediati” dal gruppo,
dall’insegnante, dai materiali didattici.
|
Rapporto con i concetti |
Fondamentale, poiché la seconda lingua serve anche
per lo studio delle altre discipline. |
Non immediato |
(tratto da: G. Favaro, Il mondo in classe, Nicola
Milano, 1992)
DIFFERENTI FORME DI
BILINGUISMO
-
Bilinguismo coordinato o aggiuntivo
-
Il “bilingue” ha già sviluppato una buona competenza
in L1
-
Aggiunge al suo repertorio una L2
-
L1 ed L2 fortemente valorizzate
-
Bilinguismo sottrattivo
-
Lingua della famiglia per le comunicazioni quotidiane;
non in loco
-
L1 non valorizzata
-
Asilo-scuola: prevalenza L2 a scapito di L1
-
L2 fortemente valorizzata
-
Perdita di L1
-
Semilinguismo
-
Il “bilingue” non ha completato lo sviluppo in L1
-
L1 non valorizzata
-
Abbandono brusco di L1 per L2
-
Sviluppo cognitivo bloccato fino a che non riprende in
L2
-
Scarsa competenza sia in L1, sia in L2
UNO STEREOTIPO
L’idea più diffusa è che l’apprendimento di una seconda
lingua automaticamente comprometta il mantenimento della
L1.
L’immagine descrive l’idea per cui se il palloncino,
rappresentato dalla L2, si gonfia troppo si ha come
conseguenza lo svuotamento progressivo del palloncino
della L2.
In
realtà la competenza linguistica alla base dei due
codici è la stessa, cambiano solo le vie di accesso.
MODELLO
DELL’INTERDIPENDENZA LINGUISTICA
Per
rendere graficamente l’idea dello stretto legame fra la
L1 e la L2, Cummins propone l’immagine dell’iceberg:
sopra il livello del mare emergono i due iceberg
separati, che rappresentano gli elementi di superficie
delle due lingue (pronuncia, fluenza ecc.), mentre al di
sotto di essi si fondono e questa fusione rappresenta le
due lingue che operano attraverso uno stesso sistema
centrale. Questa analogia propone un modello che può
essere riassunto in cinque punti fondamentali:
qualunque sia la lingua usata, il pensiero che
accompagna l'ascoltare, il parlare, il leggere o lo
scrivere proviene dallo stesso “motore centrale”;
il
bilinguismo e il plurilinguismo sono quindi possibili
perchè in un unico “centro” si possono immagazzinare più
codici linguistici;
le
funzioni cognitive e l'apprendimento efficace possono
svilupparsi attraverso due lingue altrettanto bene che
attraverso una sola;
questo può avvenire a patto che la lingua sia
sufficientemente sviluppata da saper compiere le
funzioni richieste;
essere competenti nelle due lingue aiuta a sviluppare il
sistema cognitivo, ma se si chiede all'apprendente di
operare in una lingua non ancora sufficientemente
sviluppata, il sistema sottostante non funzionerà al
meglio.
(tratto da: G. Favaro, Insegnare l’italiano agli
alunni stranieri , La Nuova Italia, 2002)
DIVERSI TIPI DI ABILITA’ necessarie per l’apprendimento
di una L2
B.I.C.S
Basic Interpersonal Communication
Skills
(Abilità comunicative interpersonali
di base)
|
C.A.L.P.
Cognitive Accademic Language
Proficiency
(Competenza linguistica
cognitivo-accademica)
|
Quale lingua?
“qui e ora”
contestualizzata
concreta
per comunicare |
Quale lingua?
differita
decontestualizzata
astratta
per studiare |
Tempo previsto:
1-2 anni |
Tempo previsto:
5-7 anni |
Funzioni :
stabilire relazioni
formulare richieste
comprendere ordini
dare e chiedere informazioni
narrare eventi recenti ecc. |
Funzioni:
scrivere
descrivere cose, persone, ambienti
non contestuali
riassumere
risolvere problemi
comprendere e usare i diversi
linguaggi disciplinari ecc. |
SPECIFICITA’ DEL
PERCORSO DI APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO L2
Lingua d’uso e di scolarità da subito
Disponibilità e sovrabbondanza dell’input
Input: è l'insieme di messaggi comunicativi e
linguistici direttamente o indirettamente rivolti
all'apprendente. Per essere comprensibile, l'input deve
essere semplice (i+1), rilevante, in quantità
sufficiente, coinvolgente (Krashen).
ALCUNE CARATTERISTICHE DELL’ALUNNO nella prima fase di
inserimento linguistico
La
motivazione
La motivazione ad apprendere la lingua, per partecipare
alle attività della nuova scuola, interagire con i pari
è molto evidente e si autoalimenta grazie ai risultati ,
ai progressi che in questa fase sono veloci e percepiti
direttamente dagli apprendenti.
La lingua è una scoperta giorno per giorno, che ha lo
scopo di avvicinare, di permettere la comunicazione, di
stare con gli altri.
La
fase di silenzio
Nel periodo di silenzio, lungi dall’essere passivo,
l’alunno neoarrivato svolge un’attività metafonologica,
metalinguistica, interculturale molto intensa e
impegnativa, di confronto tra le conoscenze già
acquisite e quelle nuove.
I dati a disposizione, cioè quell’input linguistico
sovrabbondante, vengono esplorati alla ricerca di
significato e di sistematicità. I risultati di questa
esplorazione vengono interiorizzati divenendo
conoscenze linguistiche.
Solo dopo un periodo che varia da soggetto a soggetto e
che può durare alcuni giorni o alcuni mesi, si realizza
una fase successiva in cui tali conoscenze linguistiche
interiorizzate, immagazzinate, vengono sperimentate,
messe in pratica sotto forma di comportamenti
linguistici. Il bambino comincia cioè a parlare, a
produrre output.
Comprensione e analisi dell’input
Nella prima fase il processo di acquisizione consiste
essenzialmente in attività orientate verso la
comprensione e l'analisi dell’input.
All’interno della catena del parlato, questo insieme
indistinto di suoni, alcuni o molti dei quali diversi da
quella della lingua madre, l’alunno neoarrivato deve
riuscire ad isolare una stringa fonica, una parola
conosciuta, un’ancora.
Strategie di apprendimento
Sono state studiate e rilevate strategie universali in
apprendenti di una L2, a prescindere dall’età e dalla LM
, le due principali:
ðdi elusione (nella comunicazione si evitano o si
riducono le aree a rischio, le forme linguistiche non
automatizzate)
ðdi conseguimento (gli ostacoli vengono aggirati, si
usano parafrasi di varie tipologie per la parola che non
si conosce, si ricorre a termini imparentati con quello
che si vuole esprimere, si inventano nuove parole
sfruttando le risorse morfologiche della L2.
Strategie sociali e strategie cognitive
Possiamo osservare negli alunni due variabili principali
riconducibili all’utilizzo di
ðAbilità di tipo cognitivo
ðAbilità di tipo sociale
Ai due estremi troviamo da una parte, alunni che si
limitano ad ascoltare, parlano solo quando si sentono
pronti. Domande come “Che cos’è? Come si dice? o Perché
si dice il problema e non la problema?” denotano che
l’alunno è concentrato sull’apprendimento, sulle forme e
le strutture della nuova lingua.
Dall’altra parte troviamo alunni che cercano di
comunicare da subito, che si buttano, che rischiano per
stabilire relazioni, per entrare nel gruppo dei pari.
Urgenze comunicative che permettono loro di tralasciare
i problemi di forma e di concentrarsi invece sulla
comunicazione.
Entrambi i comportamenti sono utili e si rinforzano a
vicenda. Entrambi vanno ascoltati e affrontati nella
programmazione.
Fai
come se…
-
Le strategie sociali osservate da Wong Fillmore e
adottate dai bambini immigrati per entrare in
relazione con il gruppo dei pari sono le seguenti:
-
unirsi a un gruppo e agire come gli altri, come se si
capisse quello che sta succedendo, anche se non è
vero;
-
pensare che ciò che viene detto si riferisca alla
situazione vissuta in quel momento e cercare di
indovinare il significato grazie al contesto;
-
dare l'impressione, con poche parole ben scelte, di
saper parlare la lingua;
-
contare sugli amici e compagni per farsi aiutare in
situazioni di “crisi”.
-
Per riuscire nel difficile compito di ricostruire le
parole e le regole di una lingua ancora sconosciuta,
i bambini stranieri fanno ricorso a speciali strategie
cognitive:
-
servirsi di alcune espressioni conosciute e iniziare a
parlare;
-
individuare parti o parole ricorrenti nelle formule
che già si conoscono e riproporle;
-
usare al massimo quello che si sa;
-
concentrarsi prima sulle cose “grosse”, sulle
strutture ricorrenti e in un secondo tempo portare
l'attenzione sui dettagli.
(tratto da: G. Favaro, Insegnare l’italiano agli
alunni stranieri , La Nuova Italia, 2002)
L’INSEGNANTE: Indicazioni operative e suggerimenti
didattici nella prima fase di inserimento di bambini e
ragazzi non italofoni
-
Controllare, semplificare l’input linguistico in modo
che risulti comprensibile (Vd. Strategie del parlante
nativo);
-
Predisporre materiali bilingui (Vd. Pronto soccorso
linguistico, vocabolari bilingue ecc.);
-
Rispettare la fase di silenzio, i ritmi, i tempi del
singolo;
-
Favorire il passaggio dalla fase di silenzio e di
pre-produzione alla presa di parola
-
Definire gli obiettivi specifici dell'intervento
mirato di insegnamento dell'italiano L2 per la
comunicazione interpersonale di base;
-
Elaborare percorsi didattici che coinvolgano
l'apprendente non italofono in attività di ascolto,
comprensione, lettura e scrittura;
-
Promuovere in classe scambi comunicativi che offrano
al bambino straniero input comprensibile e
coinvolgente;
-
Adeguare il curricolo ai diversi stili , alle
strategie di apprendimento, ai comportamenti del
singolo.
-
Valorizzare le conoscenze pregresse , i saperi già
acquisiti nella L1 e nella precedente esperienza
scolastica.
APPROCCI METODOLOGICI più efficaci nella prima fase
-
il Total Physical Response (sviluppo delle abilità di
ascolto e comprensione);
-
l’approccio naturale (sviluppo delle abilità di base
per la comunicazione orale e scritta);
-
l’approccio autobiografico (la L2 si insegna a partire
da temi e contenuti che hanno a che fare con la
storia, la biografia degli apprendenti) .
-
Il metodo diretto (sviluppo della competenza
linguistica, attraverso la scoperta delle regole e
delle strutture grammaticali in maniera induttiva.)
I
TEMI presentati nella prima fase
-
l'identità personale;
-
la classe: gli insegnanti, i compagni;
-
l'aula e lo spazio;
-
le attività della classe;
-
gli oggetti della scuola (colori e qualità);
-
le azioni in classe;
-
i luoghi della scuola;
-
la famiglia;
-
la casa;
-
l'abbigliamento
-
i giochi;
-
il corpo e la faccia;
-
il tempo e il calendario e l'orientamento nel tempo;
-
il cibo;
-
luoghi ed edifici del quartiere;
-
i negozi;
-
gli acquisti;
-
i mezzi di trasporto e l'orientamento nello spazio;
-
gli animali;
-
il divertimento e il tempo libero.
LE
FUNZIONI da sviluppare nella fase iniziale
-
presentarsi, dire il proprio nome, la propria età e la
classe frequentata, l’indirizzo ecc.;
-
chiedere agli altri il nome, l'età, la classe;
-
salutare;
-
richiamare l'attenzione;
-
denominare, indicare, gli oggetti della scuola, i
vestiti, le parti del corpo ecc.
-
capire ed eseguire le azioni della scuola;
-
chiedere un oggetto e ringraziare;
-
indicare i componenti della famiglia;
-
indicare il possesso;
-
rispondere a un invito;
-
indicare alcune caratteristiche fisiche;
-
esprimere stati e bisogni;
-
aprire un dialogo, un'interazione;
-
inserirsi in una conversazione con i pari su temi
conosciuti;
-
indicare azioni ripetute e quotidiane;
-
collocare alcune azioni nel tempo;
-
indicare gusti e preferenze;
-
collocare oggetti e persone nello spazio;
-
indicare luoghi e percorsi;
-
esprimere azioni quotidiane nel passato;
-
esprimere stati d’animo e sensazioni;
-
descrivere oggetti, luoghi e persone;
-
riferire fatti ed esperienze personali;
-
riferire fatti accaduti ad altri.
(Vd.
A. Mastromarco, Programmazione di italiano L2, Centro
Come)
Bibliografia
-
Asher J.J., Learning another launguage
through actions, Sky Oaks Productions Inc.
Los Gatos, CA, 1996
-
Demetrio D., Favaro G., Bambini stranieri a scuola, La
Nuova Italia, 1997
-
Favaro G., Il mondo in classe, Nicola Milano Editore,
2000
-
Favaro G., Insegnare l’italiano agli alunni stranieri
, La Nuova Italia, 2002
-
Garcia R., Instructor’s notebook, Sky
Oaks Productions Inc. Los Gatos, CA, 1996
-
Pallotti G., La seconda lingua, Bompiani, 1998
-
Serra Borneto C., C’era una volta il metodo, Carocci
Editore, 1998
Progetto ALIAS Approccio alla Lingua Italiana per
Allievi Stranieri
Università Ca’ Foscari, Venezia – Ministero della
Pubblica Istruzione
http://helios.unive.it/progettoalias
Luise C.M., Approcci e metodi della glottodidattica
Begotti P., La Glottodidattica funzionale
Ballarin E., La didattica umanistico-affettiva |