La
scelta di documentare il progetto di educazione
interculturale, che ha impegnato il personale didattico dell’istituto
comprensivo “Maestre Pie Venerini” di Fano nell’anno
scolastico 2002–2003, è giustificata dall’intento di
riconoscere gli elementi di qualità che tale progetto ha
mostrato:
- la
capacità di offrire un percorso didattico per tutte le
classi (e per tutti i bambini immigrati);
- la
partecipazione e la presenza di genitori;
- la
partecipazione e la presenza di genitori;
- il
lavoro interdisciplinare
lLe
attività proposte hanno dato luogo ad una interessante
mostra e ad una “festa” finale con alunni e genitori.
La scelta, quindi, è avvenuta con la precisa finalità di
promuovere e favorire l’interscambio fra le diverse
culture presenti nella suddetta realtà scolastica e dar
vita, così, ad
un processo educativo capace di trasmettere negli alunni
valori e concetti fondamentali di accettazione, accoglienza
dell’altro, rispetto per la diversità e la differenza.
Scuola e multiculturalità
Da
diversi anni si parla di
educazione interculturale come conseguenza di importanti
trasformazioni sociali, sempre più caratterizzate da una
dirompente pluralità culturale.
La crescente presenza di bambini e ragazzi stranieri, nella
nostra realtà scolastica, ha contribuito a mettere in
discussione il tradizionale approccio educativo, per molti
aspetti etnocentrico, per favorire una forte riflessione
sulla possibilità di far convivere nella nostra società
culture diverse.
La scuola, in qualità di agenzia formativa, diviene luogo
privilegiato per la realizzazione di un’educazione
interculturale che possa promuovere significativi processi
di integrazione, caratterizzati dal riconoscimento della
diversità e dal rispetto dell’identità culturale di
ciascuno. “Fare intercultura” a scuola vuol dire
essenzialmente promuovere atteggiamenti di dialogo e
convivenza civile tra ragazzi provenienti da paesi diversi,
educare al rispetto delle reciproche diversità attraverso
valori fondamentali di accettazione e accoglienza; la scuola
può e deve costituire il luogo in cui aiutare bambini e
ragazzi con storie e culture diverse a crescere insieme,
elaborando progetti e orizzonti comuni per costruire uno
scambio significativo.
L’approccio interculturale non rifiuta o nega la
diversità, ma è in grado di accettarla e contenerla come
esperienza di arricchimento e valorizzazione.
È con queste finalità che oggi vengono realizzati, in
alcune realtà, progetti mirati che tendono a facilitare l’inserimento
degli alunni stranieri, a promuovere lo scambio
interculturale e a dare risposte ai nuovi bisogni didattici;
si realizza, così, un vero processo di integrazione.
Questioni di identità
Prendere
coscienza delle proprie appartenenze (alla famiglia, al
quartiere, al paese…) come parti integranti dell’identità
di ciascuno e fare sintesi dei diversi codici (verbali e
non) che ci appartengono, sentendoci comunque coerenti nella
complessità, è uno degli esercizi fondamentali per
costruire identità forti ma capaci anche di mettersi in
discussione.
Esistono numerose definizioni possibili per l’identità
secondo i più svariati concetti utilizzati dalle ancora
più diverse discipline: ogni scienza umana, in funzione
delle sue teorie di riferimento e in funzione dei concetti
che le servono per ritagliare e comprendere il mondo, può
proporre un approccio specifico dell’identità di un
individuo, di un attore sociale. Quando per stabilire l’identità
di un soggetto prendiamo in considerazione dei riferimenti
di ordine culturale noi definiamo l’identità culturale
dell’individuo.
Questo termine delimita solo un aspetto delle diverse “tipologie
identitarie” individuate dalle varie discipline ed investe
due concetti molto importanti:
–
Identità – in senso psicologico è la percezione che si
ha di sé e quella che si crede abbiano di noi gli altri,
quindi non è solo individuale. Comporta un aspetto
soggettivo (legato all’autoidentificazione della propria
esistenza nel tempo e nello spazio) ed un aspetto
relazionale e collettivo (la percezione che gli altri
riconoscano all’individuo la sua identificazione e
continuità);
–
Cultura – concetto tipicamente antropologico e
sociologico. È il patrimonio globale evolutivo dell’individuo
e dei gruppi sociali ai quali appartiene (costituito da
tutte le norme, i valori, gli usi, i linguaggi che uniscono
o diversificano i gruppi umani).
L’uomo
è un essere costruttore di cultura e la cultura è
riconosciuta come un attributo universale dell’uomo.
Ogni
gruppo umano si trova (o si è trovato) davanti alla
necessità di situarsi in un dato spazio e in un tempo
preciso. Sviluppa così un repertorio di regole, arti,
mestieri, modi di fare, ruoli sociali. Alcuni dei più
significativi sono sono
stati affrontati nel progetto della Scuola Elementare “M.P.Venerini”
di Fano , attraverso l’analisi dei rituali e giochi (I
elementare), delle tradizioni culinarie (II elementare),
della narrativa (III elementare), dell’organizzazione
scolastica (IV elementare), dei canti e degli inni (V
elementare)…
In
ogni gruppo umano la cultura svolge una triplice funzione:
- costituisce
l’ambiente umano che permette l’adattamento delle
società all’ambiente esterno;
- crea
un universo mentale e simbolico che permette ai membri
del gruppo di comunicare tra loro e di cooperare e
confrontarsi;
- influenza
profondamente la personalità dell’individuo
marcandola di un’impronta indelebile.
Questa
condizione è comune a tutti gli individui e a tutte le
società.
La
peculiarità delle risposte si manifesta nella società, che
è riconoscibile tra tutte le altre proprio per le sue
risposte. Risposte che non sono scritte geneticamente nel
cervello dell’uomo. Devono essere inventate, prodotte
collettivamente ed essere riconosciute ed adottate da tutta
la società.
Inculturazione e
acculturazione
L’inculturazione
è quel processo attraverso il quale un individuo
acquisisce la cultura del proprio gruppo, della propria
classe sociale, della propria società.
L’acculturazione
rappresenta invece l’acquisizione cosciente o incosciente
della cultura o almeno di alcuni tratti culturali di un
altro gruppo. Quindi presuppone la presenza di almeno un’altra
cultura oltre alla propria.
Questa
distinzione, utilizzata dagli antropologi, è divenuta
comunque molto labile a causa dei tempi che stiamo vivendo
dove società differenti sono messe in comunicazione l’una
con l’altra per mezzo dei mass–media e dei meccanismi
del mercato globale. Ciò che prima era lontano, oggi è
molto più vicino. La conseguenza è che il gruppo o l’individuo
può avere problemi per la definizione e la percezione dei
propri caratteri distintivi (si parla qui sia in senso endogeno
– e quindi riferendoci ad una non individuazione del
sistema di valori di una cultura – sia in senso esogeno
– cioè di una non individuazione a livello
comportamentale –).
Se
da un lato la circolazione di informazioni può divenire una
fonte di disturbo per la definizione di una cultura, dall’altro,
proprio questa maggiore conoscenza che una cultura ha dell’altra,
può essere fonte di ricchezza e di affermazione delle
identità culturali. Infatti attraverso le attività
interculturali possiamo avere l’azione congiunta dei due
processi sopra esposti, che porta ad una definizione della
propria cultura e alla conoscenza di altre culture riuscendo
a cogliere che le differenze sono nelle modalità di
risposta all’ambiente esterno ma che le domande da cui
sono partiti sono le stesse.
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