L’educazione
musicale, veicolo d’interculturalità
Per ogni
individuo, indipendentemente dall’etnia o dalla cultura
di appartenenza, l’incontro iniziale con la musica
avviene già in periodo prenatale: durante la vita
intrauterina, il feto, è perfettamente in grado di
reagire all’ascolto di sonorità più o meno gradevoli e,
prima ancora, di percepire il battito del cuore materno.
La prima esperienza di musica è, dunque, un ritmo, una
pulsazione cadenzata più o meno regolarmente che
l’individuo avverte e alla quale impara a reagire.
In una sede come questa,
che si propone di dar credito ad un percorso di
educazione musicale sensibilizzante
all’interculturalità, riportare la descrizione di tale
primordiale esperienza sonora ha un senso ben preciso.
Essa consente di porre in luce le molteplici e insondate
potenzialità della musica, evidenziando come anche essa
possegga facoltà pertinenti all’interculturalità e possa
dunque affiancarsi ad altre discipline nella ricerca e
sperimentazione di innovative strategie in tal senso
orientate.
La musica, infatti, intesa
come linguaggio universalmente condiviso, può essere un
sicuro veicolo di abbattimento delle barriere
etnico-culturali. Al di là della sua capacità a
suscitare emozioni, essa è in grado di creare contesti
educativi idonei a realizzare una partecipazione
unanime, libera dalle appartenenze culturali o dalle
attitudini individuali e dai prerequisiti in dotazione
degli alunni.
Pur mantenendosi coerenti
a tali principi e finalità, i recenti itinerari
formativi proposti dal
c.r.e.m.i.
sostenuti da una matrice musicale e coordinati
dall’animatore interculturale M° G. Caselli hanno subito
una variazione di contenuto e questo per adeguarsi ai
cambiamenti dei contesti socio-culturali.
La nuova direzione
intrapresa risponde principalmente alle esigenze di una
popolazione straniera insediata di seconda (talvolta di
terza) generazione, che affianca all’interesse di far
conoscere il contesto ambientale-culturale di
provenienza, il desiderio di approfondire la conoscenza
dei tratti fisico-ambientali e dell’identità culturale
del luogo di nuova residenza.
Per questo, soprattutto
laddove si è in presenza di gruppi di stranieri e
autoctoni alquanto ben integrati tra loro, l’identità
territoriale ha funto da collante delle attività
proposte che l’hanno assunta come motivo conduttore.
Le schede che seguono si
riferiscono ad esperienze laboratoriali realizzate
recentemente in alcune scuole primarie di Fano in cui le
finalità interculturali sono state raggiunte lavorando
anche sull’identità territoriale. Le descrizioni, pur
nella loro sinteticità, intendono fornire una
testimonianza tangibile della ricchezza di implicazioni,
di stimoli, di motivazioni che possono scaturire
dall’inserimento di attività musico-espressive in
interventi educativo-didattici di natura interculturale.
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